I primi tre mesi di vita del neonato: cosa aspettarsi

Ott 20, 2025 | Psicomotricità

Introduzione

Diventare genitori è un’esperienza unica, intensa e spesso accompagnata da una montagna di dubbi. Quando nasce un bambino, ci si trova improvvisamente catapultati in un mondo fatto di pianti, poppate, cambi di pannolino e notti insonni. In mezzo a tutto questo, una delle domande più frequenti è: “Ma tutto questo è normale?”. È naturale chiederselo, soprattutto nei primi tre mesi, che rappresentano una fase di adattamento non solo per il neonato, ma anche per i genitori. In questo articolo esploreremo cosa accade nello sviluppo del bambino durante questo primo trimestre di vita, offrendo una guida utile per comprendere comportamenti, bisogni e cambiamenti, senza dimenticare che ogni bambino ha i propri tempi.


I primi tre mesi: l’adattamento alla vita fuori dal grembo

Per il neonato, i primi tre mesi rappresentano una fase di transizione cruciale. Dopo nove mesi trascorsi in un ambiente caldo, ovattato, con ritmi costanti e protetti, il neonato si ritrova improvvisamente immerso in un mondo pieno di luci, suoni e stimoli sensoriali. In questo periodo il suo corpo impara a regolare funzioni vitali come la respirazione, la temperatura corporea e il ritmo sonno-veglia. Questi processi, che avvengono in modo naturale ma graduale, sono segni di un sistema nervoso che sta maturando.

Durante le prime settimane, è normale che il piccolo abbia sonni irregolari, si svegli frequentemente per mangiare e sembri piangere “senza motivo”. Il pianto è il suo unico strumento per comunicare, e con il tempo, i genitori impareranno a distinguere tra il pianto da fame, quello da stanchezza o da disagio.

Col passare dei giorni, si noteranno piccoli ma significativi cambiamenti: i cicli di sonno iniziano a regolarizzarsi, il neonato resta sveglio per periodi più lunghi durante il giorno, mentre inizia a distinguere il giorno dalla notte. Anche l’alimentazione diventa più regolare e meno caotica, segnando un primo passo verso una maggiore stabilità.


Lo sviluppo motorio: primi segnali di autonomia

Dal punto di vista motorio, i primi tre mesi sono una fase di grandi conquiste, anche se spesso passano inosservate. All’inizio, i movimenti del neonato sono riflessi e poco coordinati, ma col tempo si fanno sempre più intenzionali. Quando è sdraiato sulla schiena, il bambino comincia ad agitare braccia e gambe in modo più ritmico; se posto a pancia in giù, può iniziare a sollevare leggermente la testa, appoggiandosi sugli avambracci. Questa posizione, chiamata “tummy time”, è fondamentale per il rafforzamento dei muscoli del collo e della schiena.

Verso le 12 settimane, molti neonati riescono a sostenere la testa con più fermezza e a girarla seguendo un suono o un volto familiare. È anche il momento in cui iniziano a scoprire le proprie mani: le osservano, le portano alla bocca, cercano di afferrare oggetti, pur non riuscendo ancora a coordinare pienamente il gesto. Questi primi tentativi di esplorazione sono fondamentali per lo sviluppo della motricità fine e per la consapevolezza del proprio corpo.


La comunicazione e la relazione: primi sorrisi, primi legami

Dal punto di vista relazionale, i neonati sono molto più ricettivi di quanto si possa immaginare. Già nelle prime settimane, sono in grado di riconoscere la voce e il volto dei genitori. Il contatto visivo, il tono della voce e il calore del corpo creano le basi di quella relazione affettiva che sarà fondamentale per il loro sviluppo emotivo.

Intorno alle 6-8 settimane compare il primo vero “sorriso sociale”, una delle tappe più emozionanti per ogni genitore. Non si tratta più di un semplice riflesso, ma di una risposta consapevole a uno stimolo piacevole, come il volto sorridente della mamma o del papà. Il neonato comincia anche a emettere suoni gutturali, a vocalizzare in risposta a chi gli parla, e manifesta piacere attraverso movimenti corporei più vivaci. Questi scambi rappresentano le prime forme di comunicazione intenzionale e sono segnali molto positivi della sua crescita affettiva.


La percezione sensoriale e l’esplorazione del mondo

Nei primi tre mesi di vita, il bambino è attratto dai volti, soprattutto da quello umano, che osserva con attenzione crescente. Gli oggetti ad alto contrasto (bianco e nero) e i suoni familiari catturano il suo interesse. La vista si sviluppa progressivamente: se nei primi giorni riesce a distinguere solo sagome sfocate a breve distanza, già dopo il primo mese la sua capacità di messa a fuoco migliora.

Anche l’udito è molto sviluppato sin dalla nascita: il neonato riconosce la voce della madre, si calma se le sente parlare o cantare, e può voltare la testa in direzione di suoni familiari. L’esperienza tattile, attraverso il contatto fisico, i massaggi, il bagnetto e il contatto pelle a pelle, gioca un ruolo fondamentale nel rinforzare la relazione affettiva e nello sviluppo neurologico.


Come possono aiutare i genitori

In questa fase delicata, il ruolo del genitore non è solo quello di soddisfare i bisogni primari del neonato, ma anche quello di accompagnarlo nello sviluppo, offrendo sicurezza, presenza e stimoli adeguati. È importante alternare le posizioni durante la giornata, evitando il mantenimento prolungato in sdraiette, seggiolini o carrozzine, e favorire la libertà di movimento.

Anche il modo in cui si interagisce con il neonato è importante: parlargli, cantargli, guardarlo negli occhi, rispondere ai suoi vocalizzi e pianti con calma e affetto contribuisce a sviluppare un attaccamento sicuro e a stimolare il linguaggio. Ogni esperienza proposta deve rispettare i suoi ritmi e le sue capacità di attenzione: meglio una sola esperienza ben proposta, che tanti stimoli in sequenza.

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